lunedì 16 giugno 2008

Note sui culti veneti

Note sui culti veneti

di Massimo Pallottino

Fra le popolazioni e le civiltà dell?Italia antica, i Veneti (o Paleoveneti) costituiscono un?unità ben definita per il territorio da essi occupato, fra le Alpi e l?Adriatico, che conserva ancor?oggi il loro nome, per la lingua indoeuropea da essi parlata, abbastanza simile al latino, per la particolare civiltà che si sviluppa in modo coerente dalla fine dell?età del bronzo fino alle soglie della conquista romana, vale a dire dal X al III-II secolo aev, conservando un? impronta protostorica essenziale. Mentre da una parte, come è ben comprensibile, il mondo paleoveneto è profondamente legato alle civiltà centro-europee di Hallstatt e della Slovenia, dall?altra è aperto a tutte le influenze culturali della vicina Etruria settentrionale e, in particolare, alla scrittura alfabetica; l?influenza greca fu invece molto limitata. L?organizzazione resta ancora legata a strutture preurbane o protourbane. I centri più importanti e meglio conosciuti sono Este e Padova che, come Vicenza, Verona, eccetera diventeranno vere e proprie città solo in epoca tarda. Il porto di Adria, situato vicino alle foci del Po e dell?Adige, rappresentò il principale punto di incontro con i Greci e gli Etruschi. A nord, la civiltà veneta penetrò nelle valli alpine dove esercitò la propria influenza sul territorio abitato dai Reti, che parlavano un?altra lingua; a est entrò in contatto con le culture locali dei Carni e degli Istri, mescolandosi ad esse. L?espansione dei Celti nel territorio alpino e nell?Italia settentrionale non interessò il centro del territorio occupato dai Veneti ma solo le zone marginali.



I Veneti, come altre popolazioni dell?Italia antica, trovarono posto nei cicli leggendari delle origini elaborati dall?etnografia e dalla mitografia greca a contatto con il mondo italico, come dimostra il racconto della loro provenienza dall?Asia Minore sotto la guida del troiano Antenore o la presenza e il culto di Diomede, eroe adriatico per eccellenza e fondatore di Adria. In queste vicende affiorano anche elementi che rivelano la conoscenza di fatti locali, come ad esempio la fama dei Veneti come allevatori di cavalli. A Diomede venivano sacrificati cavalli bianchi alle foci del fiume Timavo e gli veniva attribuita l?origine dei santuari di Era Argiva e di Artemide Etolica, costituiti da recinti alberati in cui erano rinchiusi animali selvaggi. Tito Livio dice (X, 2)che il principale tempio di Padova era consacrato a Giunone. Tutto lascia pensare che si tratti in questo caso di un classico fenomeno di trasposizione o di interpretazione di una dea indigena, verosimilmente la più importante divinità dei Veneti, protettrice della fecondità, domatrice delle passioni e guaritrice, il cui nome, Reitia ? seguito da vari epiteti attestati isolatamente, come Sainati ? ci è noto grazie alle dediche di un santuario di Este. Occorre sottolineare l?analogia fra il nome della dea e quello del popolo dei Reti. In altri luoghi, come nel Cadore, questa divinità prende il nome di Loudera (Libera). Si può citare anche una divinità triforme, maschile (in questo caso identificata con Apollo) o femminile.



Il culto avveniva in santuari aperti, arricchiti da doni votivi (statuette, lamine di bronzo istoriate o recanti iscrizioni e segni alfabetici, vasi, oggetti di uso principalmente femminile, eccetera), in cui si compivano libazioni e olocausti. A riguardo si possiedono documenti di natura quasi esclusivamente archeologica. Si conoscono vari luoghi di culto a Este, a Padova, a Vicenza, a Lagole di Calalzo e, in territorio retico, a Magré e a Sanzeno nella Val di Non. Ad Abano è attestato un culto delle acque sulfuree e la presenza del dio Aponos. Poiché mancano fonti letterarie, non è consentito dire quasi nulla circa il culto dei morti e le concezioni dell?aldilà; le usanze funebri non si discostano da quelle della tradizione protostorica, variando soltanto per quello che riguarda i corredi funebri che potevano essere più o meno ricchi, ma con una generale e tenace fedeltà al rito dell?incinerazione.



BIBLIOGRAFIA

Whatmough, J., The Foundations of Roman Italy, London 1937.

Von Duhn, F., Messerschmidt, F., Italische Graeberkunde, II, Heidelberg 1939.

Pellegrini, G.B., Prosdocimi A.L., La lingua venetica, Padova 1967.

Lejeune, M., Manuel de la langue vénète, Heidelberg 1974.

Fogolari, G., La protostoria delle Venezie, in Popoli e civiltà dell?Italia antica, Roma IV, 1975, pp. 61-222 (con una dettagliata bibliografia sulla religione veneta nella nota a pagine 219 e sgg.).

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